Scenari di una leggenda-i contus nella Quartu di una volta

Scenari di una leggenda-i contus nella Quartu di una volta

E’ passato quasi un mese dalla pubblicazione del primo contu sul nostro sito. Nell’articolo di oggi affrontiamo un percorso riassuntivo dei racconti popolari quartesi della nuova categoria di Quartourismo, analizzando gli scenari delle leggende e i contus nella Quartu di una volta.

i contus nella Quartu di una volta

Quartu nel secolo scorso

Verità e fantasia

Con il termine Leggenda, derivato dal latino  legenda che significa “cose che devono essere lette”, si voleva indicare il racconto della vita di un santo e  dei suoi miracoli. Le leggende, in antichità erano “dirette a promuovere ed esaltare il culto dei santi nel cristianesimo”. Determinante il ruolo dell’agiografo che, unito alla fantasia popolare, dà la forma al materiale in suo possesso e crea, letteralmente, la leggenda. Questa è così pronta ad essere tramandata oralmente nei secoli. La leggenda appartiene a tutti i popoli e diventa di essi un patrimonio

Mito e/o leggenda?

Un tipo di tradizione tramandata oralmente, di origine molto antica e intrisa di elementi fantastici con un fondo di verità.  E’ proprio questo fondo di verità che distingue la leggenda dal mito: le leggende nascono dalla fantasia che si mescola a fatti storici, avvenimenti di un luogo o a personaggi realmente esistiti. Nel caso del mito (dal greco mỳthos parola, racconto), assistiamo a un “rovesciamento” del significato primigenio mancando, in esso, l’elemento essenziale della realtà: “si tratta di leggenda quando il racconto scaturisce da fatti reali che esso soltanto rielabora in senso fantastico, assorbendo anche elementi mitici, mentre il mito non presuppone un nucleo di elementi storici”. Già dall’antichità, infatti, il racconto fantastico non prevede dimostrazione di realtà e in questo senso è opposto al logos (la dimostrazione ben fondata della verità). Nel mito sono dei, semidei e mostri i protagonisti di una narrazione nella quale le loro particolari gesta sono capaci di salvare le sorti dell’umanità o di condannarle a fine certa.

L’elemento fondamentale che accomuna i due generi è il già citato ruolo della comunità e gli argomenti in essa trattati: lo scopo è quello di rinsaldare il legame con essa e l’unione di questo binomio fantastico/reale rende tale istanza possibile. Il resto lo effettua la tradizione oralmente tramandata nei secoli che ne determina, di fatto, il perdurare.

i contus nella Quartu di una volta

Visuale aerea di Quartu

Gli scenari di una leggenda

Talvolta le leggende veicolano alcuni significati per conferire a un paese, una località o un ambiente naturale un ruolo prestigioso o per aumentarne la portata evocativa.

Così lo scenario di una città può diventare lo sfondo di un racconto oscuro e macabro, come nel caso delle anime dannate de su carrugocciu o carro della morte, capace di spaventare i più piccoli e mezzo degli adulti per scoraggiarne le uscite notturne.  Si narrava

i contus nella Quartu di una volta

Antica casa campidanese nel centro storico

che in occasione di una morte violenta il carro con le anime dannate si manifestasse, passando per le vie della città, a rapire chiunque si fosse aggirato per strada dopo la mezzanotte. Con un piccolo sforzo di fantasia possiamo fare un piccolo tuffo indietro nel tempo, in un paese non ancora città che affronta la superstizione e le leggende come se fossero reali e immaginare gli scenari del centro storico e la vita di una volta: le vecchie vie e le case campidanesi (oggi oggetto del desiderio di molti) del centro storico; le chiese e i rintocchi della mezzanotte in un’epoca nella quale i suoni delle campane non erano affidati a uno scalcinato registratore; sa forredda e i racconti misteriosi che affascinavano e spaventavano i più piccoli. Sulla base della realtà, dunque, immaginare un’epoca che non c’è più grazie alla fantasia.

Sono i folletti portafortuna a popolare invece il racconto de su mazzamurreddu. Anche in questo caso lo scenario è quello di una Quartu

antica, nella quale le strade non erano ancora asfaltate e i mezzi di trasporto moderni non esistevano. Un tragitto da Quartu verso Cagliari per guadagnarsi da vivere e un folletto misterioso che insegue il giovane protagonista. Ignaro della portata bonaria dell’incontro il protagonista, a spese sue, darà il cosiddetto calcio alla fortuna pregiundicando a se stesso un futuro senza problemi. Superstizione e paura dell’ignoto uniti alla sfera fantastica sono gli elementi peculiari dei contus de forredda. La storia di Fiebeddu e Antoniccu è quanto di più superstizioso possa esserci, soprattutto perché di legami con la sfera del fantastico, a conti fatti, non ce ne sono: la paura di Antoniccu e del teschio che lo insegue è solo frutto della sua immaginazione. Il teschio che insegue lo sfortunato protagonista è realmente mosso da qualcosa, anche se non dalla mano del morto come crede Antoniccu. Il piccolo ratto, che nella conclusione del contu esce dal teschio, ci conferma che la paura che procura un infarto al protagonista e di conseguenza lo porta alla morte è solo frutto della superstizione e della paura. Il colpo di scena finale riporta il fantastico alla realtà.

i contus nella Quartu di una volta

L’area del vecchio cimitero di Quartu

Lo sfondo più presumibile su cui si articola il racconto è quello del vecchio cimitero della Quartu di una volta. Una volta ubicato sul lato sinistro della chiesa di Sant’Elena, dotato delle fosse comuni e con la gestione affidata ad un un’unica persona (Fiebeddu), il vecchio camposanto ci riporta alla Quartu di fine Ottocento, in un’epoca quasi prossima allo spostamento del cimitero nell’attuale area. Ritroviamo, ancora una volta, l’elemento storico e un’ambientazione realmente esistente che si legano alla narrazione di fantasia.

Ed è ancora la fantasia applicata alla storia ad essere la protagonista del racconto della Capitana. Questa volta l’ambientazione cambia: un ambiente naturale prende il posto della città e ci porta sul litorale quartese, nella location mozzafiato di Is Mortorius.

i contus nella Quartu di una volta

Is Mortorius

Una località che ha alimentato storie di tesori nascosti presso il nuraghe Diana e storie d’amore e pirati. I fatti storici sono quelli che riguardano gli anni delle incursioni piratesche lungo le coste sarde. Si narra del più temuto dei pirati che si innamorò follemente di una sua schiava rendendola sua pari. Diventò la Capitana, sua compagna di scorrerie e fedele alleata. Una storia d’amore dai risvolti tragici: un giorno il veliero del pirata di allontanò e non fece più ritorno. La Capitana aspettò il suo amato fino al giorno della sua morte e si narra che ancora, in occasione dei forti venti che si abbattono sulle scogliere di Is Mortorius, il suo pianto riecheggi ancora mischiandosi al rumore delle onde.

 

La narrazione dei contus de forredda e dei relativi approfondimenti sono un appuntamento fisso di Quartourismo. Ogni mercoledì alle ore 21, una nuova storia per calarci nella Quartu misteriosa e fantastica di una volta.

https://www.quartourismo.com/category/contus/

fonti:

per le definizioni di mito e leggenda: http://www.treccani.it/

 

 

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