Alliccheddu Mrexiani-il contu inedito

Alliccheddu Mrexiani-il contu inedito

L’ultimo tour al cimitero monumentale, oltre a farci scoprire nuovi particolari sui personaggi e la storia di Quartu, ha avuto un’ ospite speciale. La professoressa Contis, autrice insieme a Giulia Carta e gli allievi dell’Istituto Primo Levi del libro Minoranze Silenziose. Sempre disponibile a darci consigli e grande conoscitrice della storia quartese, ci ha sorpreso con un contu inedito, la storia di Alliccheddu Mrexiani, che oggi vi proponiamo integralmente. I visitatori hanno dimostrato, così come noi, di gradire questa bella sorpresa.

Alliccheddu Mrexiani-il contu inedito

Fantasmi davanti a San Pietro di Ponte?

Il contu inedito

Nel tour di sabato scorso si è parlato ampiamente di fantasmi, teschi particolarmente movimentati, paura e superstizione. La professoressa Contis, in piena parentesi leggendaria, ci ha raccontato un “Contu de paura all’interno del Cimitero monumentale di Quartu Sant’Elena”.

Notiamo immediatamente che gli anziani hanno, ancora una volta, un ruolo determinante. Veicolo ideale della tradizione orale, a loro è affidato il compito di tramandare ciò che non è scritto:

“Gli anziani quartesi raccontano che s’interramortus (in lingua sarda “becchino”) Giuseppe Pilleri fosse, durante il periodo fascista, anche il factotum a servizio del podestà Alfonso Curreli.

Un giorno, avendo ricevuto da quest’ultimo l’incarico di un lavoretto urgente per la mattina seguente, entrò nel cimitero all’imbrunire per prendere gli attrezzi che, come era sua abitudine, lasciava vicino all’ultimo loculo tumulato. Per cacciare la paura nonostante fosse di casa in cimitero, iniziò a contare a voce alta le tombe vuote: “unu… tresi…dexi…”

Alliccheddu Mrexiani-il contu inedito

L’ingresso spettrale del cimitero

Chi ci segue e legge la categoria dei Contus sul nostro sito, noterà qualcosa di familiare in questo incipit di racconto: una forte somiglianza con il racconto di Fiebeddu e Antoniccu. Giuseppe Pilleri è, proprio come Fiebeddu, un factotum del camposanto.

“Arrivato sul posto, quando era ormai buio, nel silenzio sentì una voce cavernosa che gli diceva:” Abarra attesu! No ddu tochisi custu logu, ca est su miu!” ( Stai lontano! non toccarlo questo posto che è mio).

Difficile non spaventarsi quando si ha a che fare con silenzio assoluto di un camposanto e una voce cavernosa che improvvisamente lo squarcia. La richiesta della misteriosa voce non lascia dubbi: il diritto di proprietà è ampiamente rivendicato. Non è difficile immaginare la tensione e lo spavento del signor Pilleri che, giunto a questo punto, non ha che da porsi una domanda:

“Era un fantasma del cimitero?”

Il colpo di scena è dietro l’angolo:

“Ma no: era semplicemente  Alliccheddu  Mrexiani, un barbone, uno strano tipo alto e allampanato che girava con tanti cani e che, nonostante le apparenze, passava per essere molto furbo, da cui il soprannome Mrexiani ( in lingua sarda volpe ). Il nostro clochard viveva di elemosina e, in genere, dormiva nel pagliaio dei Perra, in via Eligio Porcu. Ma talvolta anche in qualche loculo del Cimitero lasciato vuoto. Purtroppo, però, questo il becchino non lo sapeva”.

Come nelle altre leggende appare chiara la connotazione urbana del racconto. Con la citazione di posti realmente esistenti, il racconto diventa parte di quel luogo e viene impresso per sempre nella memoria collettiva. In questo caso viene nomina la Via Eligio Porcu, dedicata all’eroe di guerra scomparso durante la resistenza sul Montello della prima guerra mondiale.

Arrivati a questo punto, ci si chiede come si concluda il racconto. Un finale che lascia ben poco all’immaginazione:

“Si dice che da quel giorno il Signor Pilleri sia impazzito e che non si sia più ripreso.

E Mrexiani? Forse il suo fantasma si aggira ancora oggi assieme ai tanti cani randagi che circolano nel territorio di Quartu!”

Luisa Contis

Un racconto del periodo fascista con un fondo di verità

Oscure presenze nel cimitero di Quartu

Ancora uno spaccato di vita quartese, ancora una connotazione ben precisa. Un racconto ambientato nel periodo fascista che vede un custode alla prese con le sue paure. Ricordate la storia di Fiebeddu e Antoniccu? Questo racconto ha qualcosa di molto simile, se non fosse che il protagonista di questa storia è esistito realmente. Antonio Pilleri, custode del camposanto fino al 1940, è sepolto proprio nel cimitero monumentale di Quartu, nel settore C24 in 2^ fila. In quel cimitero che secondo il racconto, lo ha fatto impazzire. Come Fiebeddu è stato un factotum del camposanto e come Antoniccu-nonostante una fine fortunatamente diversa ma sempre poco auspicabile-subisce la pressione psicologica di avere a che fare quotidianamente con i morti. Ancora, come nella storia di Fiebeddu e Antoniccu, il finale è ironico quanto negativo.

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