La chiesa campestre di Sant’Andrea

La chiesa campestre di Sant’Andrea

Una località silenziosa, tra la collina e il mare, ospita una chiesa campestre che ha visto alternarsi, durante l’arco dei secoli, importanti avvenimenti storici. Posizionata sulla strada che porta alle principali località balneari del litorale quartese e inserita nel contesto verde del Parco Andrea Parodi, la chiesa campestre di Sant’Andrea è un importante contenitore di arte, storia e tradizioni popolari.

Amate quanto una cattedrale-le chiese campestri

Chiesa di Sant’Andrea, nell’omonima località

Le chiese campestri

Le chiese campestri si trovavano – e alcune si trovano ancora – in una posizione geografica dislocata dal centro abitato. Nascevano e venivano edificate per l’esigenza dei lavoratori di avere un luogo dove potersi rifugiare nella fede e nella preghiera. A tal proposito, risulta importante ricordare la vocazione rurale di Quartu e della Sardegna in generale, ragione che testimonia il vasto numero di edifici di culto di questa tipologia. Secondo il sito chiesecampestri.it, quelle conosciute, censite e ancora in piedi sono, su 377 Comuni, circa 1000 di cui circa 350 in abbandono o ridotte a rudere. Quelle totalmente scomparse ammontano, addirittura, a oltre 1400 edifici.

La chiesa campestre di Sant'Andrea

Le chiese campestri di Quartu

Lo stile

Ascrivibile al XV secolo, anche S. Andrea fa della semplicità la sua caratteristica principale. Lo stile è da ricercarsi nel gotico catalano, ben presente sul suolo sardo e dovuto alla dominazione spagnola del XIV secolo. Come in altri esempi di edificio religioso campestre del territorio anche in questa troviamo, per esempio, un loggiato frontale. Nel caso di Sant’Andrea, è chiuso a destra da una delle stanze del prospetto e, a sinistra, da un muretto di ladiri.

Tour di Sant'Andrea

Loggiato

Un altro loggiato di più piccole dimensioni si trova sul fianco destro della chiesa ed è sorretto da elementi di spoglio tardo antichi sovrapposti: due basi e due frammenti di colonna sostengono infatti, insieme al contrafforte, il piccolo tetto ligneo del loggiato. Fatto, questo, che fa pensare alla preesistenza di un sito tardo romano in loco o nelle vicinanze. Su quello sinistro troviamo un portone di recente fattura che si fa spazio tra i contrafforti laterali. L’uso di contrafforti laterali  ci porta a individuare maestranze aragonesi come principali artefici di questo tipo di rinforzo. Introdotti nel 1324-26, questi tipi di sostegno pieno e a sezione quadrangolare, avevano la funzione di rinforzo e controspinta.

I contrafforti laterali

Il prospetto frontale ricalca stilemi gotico catalani sardi ed è concluso da un terminale piatto percorso da una cornice modanata e coronata da merli dentati. Su questa si erge il piccolo campanile a vela mentre al centro della facciata troviamo un rosone che filtra la luce all’interno della chiesa.

La chiesa campestre di Sant'Andrea

Il campanile a vela, il rosone e i merli dentati. Tipicità gotico aragonese.

L’interno della chiesa

Internamente la chiesa si compone di un’unica navata orientata a nord-est, la zona presbiteriale è ricavata con il semplice rialzo del piano di calpestio ed è illuminata da una grande bifora di fattura moderna posta nel retro prospetto. La copertura lignea è sorretta tramite mensole lignee intagliate su dieci pilastri interni che, come abbiamo precedentemente visto, non corrispondono tutti ai contrafforti esterni.

La chiesa campestre di Sant'Andrea

Interno della chiesa

Non solo arte

Tutta l’area di Sant’Andrea è interessata da testimonianze di natura archeologica. Oltre i già citati materiali di spoglio tardo antichi utilizzati nella chiesa, nelle vicinanze troviamo anche le rovine della villa romana del IV secolo. Rara testimonianza di villa marittima sul Mediterraneo, era dotata di ambienti di forma quadrangolare di varie dimensioni e attrezzata con impianti portuali. Con tutta probabilità, era altresì dotata di un impianto termale con vasche di riscaldamento. Ad est, in condizioni di bassa marea, sono ancora visibili due pozzi circolari.  La Villa Romana, nonostante il tempo e l’erosione dell’acqua, è ancora sul litorale per raccontarci la sua storia.

Rovine della villa romana

Ma c’è spazio anche per la storia

Come un vero e proprio contenitore l’area di Sant’Andrea ci racconta avvenimenti storici, invasioni e storie di benevolenza. Per naturale esposizione sul mare, la zona del litorale è stata interessata per svariati secoli dalle invasioni. Non solo quelle dei pirati, per contrastare i quali saranno erette dagli spagnoli le torri costiere antipirateria, presenti in grande quantità su tutto il territorio marittimo sardo, ma anche quella francese nel 1793. Sbarcati sul litorale quartese per poi muoversi verso la conquista della città fortificata di Cagliari, la sconfitta dei francesi fu assicurata dalla grande resistenza e dal gioco di squadra tra quartesi e cagliaritani che scongiurò l’avanzata transalpina e che fu alla base del successo.

Una storia di generosità tutta al femminile è quella di Laura Melis in Keller che, nella diatriba per il suolo di Sant’Andrea, permise con un atto di generosità lo svolgersi regolare della festa di San Giovanni Battista, una delle feste campestri più importanti della città. Un misto di riti pagani e reminiscenze fenicie per un appuntamento estivo che si protrae da secoli.

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