La misteriosa chiesa di Kal’e Moru – Quartu abbandonata
Una misteriosa chiesetta si erge sul lato collinare di Kal’e Moru, splendido tratto del litorale quartese. In stato di abbandono da tempi immemori, da quanto si apprende sulla carta I.G.M. Geremeas di vecchia edizione, si sa solo che era intitolata alla Madonna di Bonaria. Siamo andati a visitare la misteriosa chiesa di Kal’e Moru, e in questo articolo vi raccontiamo cosa abbiamo visto. Ma partiamo dall’inzio.
Kal’e Moru – un nome non casuale
Più volte abbiamo parlato del meraviglioso litorale di Quartu, ben 26 km di spiagge, cale rocciose, acque cristalline e paesaggi incontaminati. La località appartiene ai comuni di Quartu e Maracalagonis, i cui confini marittimi sono delimitati dal riu Geremeas. Percorrendo la strada provinciale si accede ai vari villaggi, tutti appartenenti alla spiaggia di Geremeas, ma ognuno con un proprio nome: è qui, tra gli altri, che troviamo il villaggio di Kal’e Moru e l’omonima spiaggia. Il nome, in italiano “Cala dei Mori”, deriva dagli sbarchi e scorribande arabe (anche chiamati saraceni o Mori) che interessarono il litorale quartese tra il secolo VIII e il XIII secolo. Le spiagge sono caratterizzate da sabbie bianche e granulose a seconda della zona, dal mare tra il verde smeraldo e il turchese e dai fondali sabbiosi. Nelle vicinanze, dominano le vette del Monte Sette Fratelli.
Luglio 2019 – Il sopralluogo
Era lo scorso luglio quando in una soleggiata mattina di inizio mese, ci siamo recati a visitare questo piccolo e misterioso edificio religioso. I sopralluoghi sono una delle cose che ci affascinano maggiormente, e non vedevamo l’ora di documentare anche questa parte di litorale per la rubrica Quartuabbandonata. La chiesetta di Bonaria è facilmente raggiungibile da una stradina posta all’inizio del villaggio di Kal’e Moru.
Non appena scesi dall’auto ciò che ci si è presentato davanti, immerso nel verde e – dobbiamo dirlo – molto vicino a un piccola discarica a cielo aperto, è stato un edificio realmente avvolto nel mistero. Crediamo sarebbe piaciuto a John Ruskin, deciso sostenitore dell’antirestauro e amante del “bello nell’abbandono“. Ma non fraintendeteci, il grande padre dell’estetica la sapeva lunga ed era molto più che un acceso sostenitore del non restauro. Qualche tempo fa ne abbiamo parlato in un nostro articolo, proprio su questo sito. Potete trovarlo a questo link: https://bit.ly/2CrNgN5
Lo stile della chiesa
Seppur di chiesa campestre si tratti e lo stile possa richiamare le altre del territorio – e quello quartese ne annovera alcune molto importanti -, è stato praticamente impossibile risalire a informazioni dettagliate circa la sua storia.
Lo stile principale dell’edificio sembra derivare da maestranze gotico-aragonesi.Ciò non stupirebbe se considerassimo che il lungo periodo di dominazione spagnola della Sardegna ha portato – attraverso processi di integrazione e contaminazione – a influenzare tutti i campi del sapere e della cultura: dalla pittura alla scultura, dall’architettura fino a influenzare usi, costumi e lingua. Ma probabilmente, soprattutto in questo caso, si tratta piuttosto di un revival artistico appartenente alla prima metà del Novecento (con una ipotesi databile attorno agli anni ’30). L’utilizzo di stili che richiamavano al passato non era pratica poco diffusa e ne è un esempio (e un emblema) la cattedrale di Santa Maria a Cagliari, la cui facciata eretta nel 1931 in stile neoromanico (con vicende che la riguardano piuttosto sciagurate, dobbiamo ammetterlo), si rifà per l’appunto all’architettura romanico-pisana trecentesca.
L’esterno
Il prospetto principale mostra un’apertura murata con arco ogivale che, con tutta probabilità, conduceva in quella che sembra a tutti gli effetti una piccola cappella con altare. Al di sopra del piccolo ingresso, un’apertura circolare fa filtrare la luce all’interno della chiesa. La facciata è nello stile detto “a capanna”, ovvero dotata di due unici spioventi. Ruotando attorno all’edificio abbiamo potuto constatare che la pianta di questo corpo di fabbrica ha una forma vagamente esagonale. Lungo tutto il perimetro si aprono finestrelle ad arco gotico che slanciano verso l’alto l’ambiente, che culmina con un terminale piatto dotato di cornicione sporgente che corre lungo tutto il corpo di fabbrica.
Esternamente l’edificio si presenta tutto sommato elegante, per lo meno per quanto riguarda l’ambiente principale. Non esattamente nello stile delle chiese campestri quartesi, spesso stilisticamente votate unicamente alla semplicità e, soprattutto, alla praticità.
L’interno
Tutto l’interno risulta essere in condizioni precarie. Posto in fondo all’ambiente troviamo un piccolo altare di recente fattura. All’interno le finestrelle gotiche confermano l’impressione di slancio verso l’alto dell’edificio, che culmina con una volta a crociera.
Il corpo di fabbrica laterale denota un pesante e maldestro intervento sull’edificio, con annessione di un altro ambiente (probabilmente una sagrestia) che si estende longitudinalmente rispetto alla facciata principale.
Nella foto sopra si nota chiaramente l’intervento descritto poche righe più in alto: sulla sinistra del muro che confina con l’ambiente principale sono chiaramente presenti preesistenti aperture dall’inconfondibile stile gotico, che palesano un intervento ampliativo. L’ambiente laterale aveva una copertura lignea di cui rimangono poche e fatiscenti tracce. In basso, nella stessa foto, la “nuova” apertura che conduce nell’ambiente principale.
- Il video sulla chiesa abbandonata di Kal’e Moru è stato girato nel luglio del 2019 e rappresenta un compendio allo studio pubblicato in questo articolo.
- Lo studio sulla chiesetta abbandonata di Kal’e Moru è stato condotto interamente da noi. La riproduzione è riservata e coperta da proprietà intellettuale. Le foto dell’articolo sono di Michele Marescutti e Roberta Carboni.
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