Intervista ad Alessandro Atzeni – Nuragic Foundry e tanto altro

Intervista ad Alessandro Atzeni – Nuragic foundry e tanto altro

Nuragic Foundry non è solamente un progetto improntato sulla rievocazione storica della grande civiltà nuragica, così rappresentativa della nostra isola, ma una ricerca ad ampio respiro che abbraccia un vero e proprio ideale: quello della riscoperta archeologica. Nel mese di agosto abbiamo conosciuto il suo fondatore, Alessandro Atzeni, e questa è l’intervista nata dal nostro incontro.

Intervista ad Alessandro Atzeni - Nuragic foundry e tanto altro

Alessandro Atzeni

Ciao Alessandro, partiamo dall’inizio. Quando è nata la tua passione per l’archeologia e la civiltà nuragica?

Le passioni credo nascano da un background di esperienze, sono come un seme che viene piantato sulla terra. Se la terra non è pronta il seme non germoglia. Credo sia nato tutto da quando mia zia paterna, anch’essa archeologa, mi portava in giro per siti archeologici. Mia zia materna, invece, mi ha ispirato l’interesse per la storia e le tradizioni della nostra isola. Penso sia nato tutto da quelle scampagnate e da quei racconti. In seguito, alle scuole superiori, ho iniziato ad interessarmi sulle tematiche della cultura nuragica: da quel punto non mi sono più fermato, una serie di fortuite conoscenze mi hanno spinto sempre di più ad approfondire la materia ed eccoci qui. Tre libri scritti come coautore, e il mio secondo libro (uscirà in questi mesi) come singolo autore, più una serie di articoli e di documentari che ho scritto, o a cui ho partecipato.

Ci  siamo conosciuti al nuraghe Diana in occasione della conferenza stampa di Incanti al nuraghe Diana, manifestazione per la riscoperta del sito archeologico. In quella occasione abbiamo parlato di The Nuragic Foundry.

L’officina nasce per iniziativa del sottoscritto, nonché del vicepresidente e artigiano Sandro Garau, in seno all’associazione “Impronte di Storia” che, come associazione culturale, si occupa anche della riproposizione di mostre ed esposizioni di ricostruzioni storiche. Visto che l’associazione ha come focus il periodo nuragico, ci siamo occupati della realizzazione ex-novo di spade, bronzetti, strumenti, armi e armature in bronzo, altrimenti inaccessibili all’acquisto. Le nostre realizzazioni sono specificatamente orientate alla ricostruzione di manufatti assolutamente artigianali ed introvabili, utili alla realizzazione delle mostre da noi allestite. Occasionalmente ci occupiamo anche della vendita delle ricostruzioni a scopo di auto-finanziamento per l’associazione. L’esperienza riguardante la fusione del bronzo è stata sviluppata dal sottoscritto e dal collega e amico Garau, tramite anni di lavoro e dedizione alla materia: tutte le nostre realizzazioni sono realizzate artigianalmente, riproducendo da foto o da disegno i materiali originali, spesso misurati anche di persona. Occasionalmente ci occupiamo anche di dimostrazioni e spettacolarizzazioni di “archeologia sperimentale” per far capire agli spettatori come in passato venissero realizzati questi manufatti.

Incanti al nuraghe Diana

Ricostruzione guerriero nuragico

Ci hai parlato di libri, sia come coautore che come autore singolo. Quali sono le difficoltà che si incontrano nello scrivere un libro dalle connotazioni storiche?

Come singolo autore ho pubblicato “Gherreris dai bronzetti alle statue di Mont’è Prama”, mentre come coautore siamo arrivati a tre pubblicazioni. L’ultimo libro da me scritto sta per uscire in queste settimane, e tratterà di alcune ipotesi di studio già anticipate in Gherreris e qui affrontate in maniera più approfondita: spade e prime forme di scambio. Quello della monetazione è un argomento poco discusso, mentre le spade sono uno strumento che subito attira la fantasia e l’attenzione degli appassionati e degli studiosi. Per quanto possano sembrare avulse tra loro, nel caso nuragico le due tematiche potrebbero avere in comune più di quanto si possa immaginare. Purtroppo, però fino all’uscita del libro non posso anticipare nient’altro.

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Gherreris: dai bronzetti sardi alle statue di Mont’e Prama, edito da Condaghes

Hai appena finito gli studi archeologici a Ferrara, ora che tornerai in terra sarda quali progetti hai in mente?

Sono partito per l’Inghilterra esattamente quattro anni fa pensando di non ritornare più in Sardegna. Dopo due anni, passati tra Oxford, Reading e Bicester, ho deciso di riprendere gli studi e di completare il mio percorso universitario. A Ferrara ho concluso gli esami della specialistica in Quaternario, Preistoria e Archeologia, e ora manca solo la discussione della tesi, che sto sviluppando su un tema oltremodo affascinante. I progetti previsti per il ritorno in Sardegna, come sempre, sono tanti: durante la mia assenza le attività che conducevo sono state proseguite da altri, come le ricostruzioni di armi e armature nuragiche o la fusione del bronzo (sono stato uno dei primi a realizzare dimostrazioni di archeologia sperimentale sulla fusione del bronzo con metodi preistorici in pubblico). Senza dubbio questi quattro anni mi hanno molto cambiato, ma l’amore per la mia isola è rimasto invariato. Spero di poter sfruttare nei vecchi e nuovi progetti il bagaglio di conoscenze pratiche e teoriche che prima non avevo.

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Sardinian Warriors – La mostra (Sorgono)

Sardinian Warrior è una bella realtà, molto seguita anche sui social e su YouTube. Per chi non lo conosce ancora, come nasce l’idea di questo progetto e come si articola?

Sardinian Warrior nasce come Blog omonimo nel 2008. Avevo da poco iniziato a partecipare come rievocatore nell’associazione di rievocazione storica “Memoriae Milites” e sentivo la necessità di mettere per iscritto le esperienze che facevo. Io e l’allora presidente Antonino Fadda siamo stati i primi a riproporre la realizzazione di ricostruzioni per la rievocazione nuragica (non ricostruzioni per manichini, ma armi e armature utilizzabili) e già al tempo era una grande novità. Con il tempo i Blog, come i Forum, sono stati superati dall’evoluzione del web 2.0. e Sardinian Warrior (che comunque aveva totalizzato le 79,962 visite uniche), da Blog personale si è trasformato in un canale di Youtube a carattere divulgativo, un sito Web, una pagina di Facebook, Instagram e via elencando. Lo scopo non è più raccontare le mie esperienze personali, ma fornire allo spettatore informazioni e strumenti altrimenti difficilmente ottenibili, spesso di nicchia e relativi alla Sardegna. La mia partenza in Inghilterra mi ha obbligato ad interrompere le esperienze rievocative con l’associazione, con la quale comunque sono rimasto in un rapporto di grande amicizia. Mentre ero in Inghilterra la scrittura e la pubblicazione del mio primo libro mi ha spinto a realizzare alcuni video divulgativi sugli argomenti trattati nel testo. Da quel giorno ho realizzato un centinaio di video su temi a carattere marziale, storico, archeologico ed oplologico (armi, armature), assolutamente gratuiti e fruibili da chiunque su internet. Basta semplicemente accedere a youtube con una gmail e iscriversi al canale per rimanere aggiornati sui nuovi video. Ora che sono in procinto di rientrare in Sardegna non è detto che Sardinian Warrior resti “solo” un canale virtuale. In Inghilterra ho continuato a frequentare diverse palestre di scherma storica e sono tutt’ora istruttore di tiro con l’arco dinamico.

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Sardinian Warriors – La mostra (Sorgono)

Hai precedentemente nominato l’associazione Impronte di storia, ma sappiamo che sei socio fondatore anche di G.R.S. Vorresti parlarcene?

Sono socio fondatore dell’associazione G.R.S. e presidente della neonata associazione “Impronte di Storia: Historical Traces”. Come G.R.S. abbiamo operato per una decina d’anni nello studio e nella valorizzazione dei siti archeologici. Dopo la mia partenza in Inghilterra e l’inaspettato ritorno in Sardegna dopo quattro anni, ho deciso di fondare l’associazione suddetta. Mentre l’associazione G.R.S. continuerà il suo percorso di studio e valorizzazione dei siti archeologici, Impronte di Storia è più dedicata all’aspetto della divulgazione e della realizzazione di format didattici. Attualmente stiamo gestendo una mostra chiamata “Soldaus: Soldati di Sardegna” presso il paese di Senis, e stiamo per inaugurare la seconda “Gherreris: Armi e Armature dei Guerrieri Nuragici”, dall’omonimo titolo del mio primo libro, assolutamente incentrata solo sui guerrieri e gli altri personaggi rappresentati nei bronzetti nuragici.

Siamo quasi in conclusione di intervista, veniamo alle domande più “diffcili”. Come Quartourismo crediamo fortemente nell’idea di fare rete tra realtà diverse ma dagli ideali affini. Qual è il tuo parere e come faresti rete sul territorio quartese?

Molto spesso si sente parlare di fare rete. Purtroppo, invece, sono pochi i conterranei veramente interessati a creare sinergie. Anche io penso di esser stato parte di questo gruppo di persone. Due anni passati in Inghilterra (Oxford, Reading, Bicester) e altri due nel Nord Italia (Ferrara) mi hanno insegnato molto. Personalmente credo che le sinergie funzionano quando interessi molto diversi, ma con personalità affini, si mettono d’accordo. Per il territorio Quartese io vedo un potenziale inespresso che sto cercando da anni di far emergere: possediamo numerosissimi siti archeologici che sono sconosciuti ai più: ci sono persone che vivono a Quartu da decenni e non sanno che abbiamo 38 nuraghi (in verità anche qualcosa in più) e due tombe dei giganti (la seconda scoperta e censita con la soprintendenza grazie al mio contributo). Tutti siti molto vicini tra loro, ma per niente valorizzati. Con una serie di video divulgativi su Youtube e di pubblicazioni sto cercando di far emergere questo tesoro culturale da tempo dimenticato.

Incanti al nuraghe Diana

Conferenza di “Incanti al nuraghe Diana”

Quali credi potrebbero essere delle buone pratiche per favorire la cultura e il turismo nel nostro territorio?

Come singoli possiamo fare molto: organizzare visite guidate ai siti, convegni, presentazioni di libri, mostre, sensibilizzare il pubblico e le amministrazioni, ma non basta. Molto dovrà essere fatto a partire dalle istituzioni. I cambiamenti che sono stati attuati al nuraghe Diana sotto il coordinamento dell’archeologa Patrizia Zuncheddu, sono un segnavia su come procedere. Un’operazione simile andrebbe fatta anche su diversi altri monumenti, iniziando con lo scavo archeologico di alcuni siti in particolare, di cui a mio parere la Tomba dei Giganti di Niu Crobu: l’unica così vicina al comune Quartu e la sola facilmente fruibile a scopo turistico. Basti pensare che la più famosa Is Concias è molto più addentro il territorio montano (e ricade nel territorio di Quartucciu) mentre la seconda Tomba dei Giganti di Quartu è praticamente irraggiungibile in macchina.

Si conclude qui l’intervista ad Alessandro Atzeni, archeologo, scrittore, studioso e divulgatore, che ringraziamo per averci concesso questa chiacchierata. Chissà che in futuro non possa nascere una interessante collaborazione, come sempre, volta alla riscoperta e valorizzazione del territorio.

 

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