La chiesa campestre di San Forzorio – Uno scrigno di segreti
Ad un primo sguardo, la chiesa campestre di San Forzorio potrebbe strappare qualche sorriso beffardo. Un visitatore occasionale potrebbe snobbarla per il suo aspetto “poco rassicurante”, per il suo essere esageratamente spoglia o per la difficoltà di poterla fruire se non in qualche occasione speciale (la rassegna Monumenti Aperti). Eppure San Forzorio è molto più di quanto si possa vedere a una prima, distratta, visita.
Un po’ di storia
Situata in località “Su Frassori”, nell’agro campestre di Quartu e nelle vicinanze dell’omonimo stagno, risale al tardoromanico (seconda metà del XIII secolo). Le prime notizie si hanno a partire dal 1599, quando la relazione di una visita pastorale la descrive in stato di quasi abbandono. Attraverso una serie di donazioni di fedeli che la ricordavano nelle loro ultime volontà, la chiesa poté resistere negli anni. L’ultima donazione documentata, fondamentale in quanto la chiesa viene descritta come in stato di totale rovina, è datata 1722-1726. Mons. Natta, che la visiterà nel 1761, invece, scriverà nei suoi decreti:
Si metterà al sicuro l’atto, o testamento del legato di quattro libbre annuali, che servono per la festa di S.Forzorio Martire, che corrispondono gli eredi del defunto Lucifero Angioni di Quarto […]
Dalle parole del Mons. Natta si evince che la chiesa ha continuato a ricevere donazioni ed è pronta per ospitare la sagra di San Forzorio, il che ci restituisce un edificio in buone condizioni di fruibilità. Nel 1777 aveva quattro libbre di pensione annuale e risulta essere l’unica chiesa quartese su cui ci fosse un diritto di patronato. Nel 1793, durante la guerra franco-sarda, venne profanata dalle truppe francesi sbarcate sul litorale del Margine Rosso, stesso destino che toccò alla chiesa di Sant’Andrea.
Un nome misterioso
Una chiesa le cui origini sono avvolte nel mistero, così come il nome Forzorio (forse Forzore? Nome ancora in uso in Toscana), non riconducibile a nessun santo contenuto in martirologi né tantomeno menologi, come fa notare la storica Ida Farci nel suo fondamentale studio sulle chiese quartesi (Quartu Sant’Elena – arte religiosa dal Medioevo al Novecento). La chiesa fu acquistata dalla famiglia Perra nell’800 e attualmente è collocata all’interno di una fattoria. Il santo non viene più festeggiato da ormai 60 anni.
Semplicità artistica – L’esterno della chiesa
Non si tratta sicuramente della chiesa stilisticamente più rilevante, ma San Forzorio ha tutte le carte in regola per entrare nel novero delle chiese campestri più suggestive dell’agro quartese. Le chiese campestri sono caratterizzate dalla grande semplicità estetica e costruttiva. Linee essenziali e pochi fronzoli per edifici che badavano al sodo, svolgendo la funzione per la quale erano stati edificati: fede, preghiera e conforto per i lavoratori e gli abitanti delle zone a vocazione rurale. L’esterno dell’edificio è di una semplicità estrema.
La facciata presenta un piccolo ma grazioso campanile a vela con luce singola; la porta rettangolare, invece, è incorniciata da probabile materiale di spogli d’epoca romana (stipiti, architrave e mensole). Parti del prospetto posteriore e laterali sono in conci di arenaria e blocchi di calcare. Tuttavia, è interessante notare come a differenza di altre chiese, San Forzorio non abbia subito un “restyling” totale con l’adeguamento al gusto estetico del periodo, ma piuttosto una ricostruzione nello stile tardo-romanico originario. Di ciò dà indicazione ancora Ida Farci, che nei suoi studi indica il primo impianto della chiesa come opera di maestranze locali che si servirono per la sua costruzione di materiale di spoglio trovato in situ.
L’interno della chiesa, tra essenzialità e volte stellate
L’interno della chiesa, per quanto spoglio, è indubbiamente suggestivo. Presenta un’aula mononavata chiusa ad oriente da un’abside semicircolare. Spoglia e povera, nel suo interno voltato a botte presenta una cromia azzurra con stelle dorate, mentre nella zona absidale è presente la medesima decorazione ma con bande a motivi geometrici, forse realizzata nel corso del 1800. Pochissimi gli arredi, costituiti da un altare in muratura, una teca in legno e vetro di stampo novecentesco e il simulacro ligneo del santo.
San Forzorio scrigno di segreti
Se attraverso la storia degli edifici religiosi è possibile ricostruire la storia passata dei luoghi, è altrettanto plausibile ricostruire i legami che le chiese creano con la popolazione. Le chiese campestri nascevano e venivano edificate per l’esigenza dei lavoratori di avere un luogo nel quale potersi rifugiare nella fede e nella preghiera. È oltremodo significativo che a giustificare la vasta presenza di edifici di culto sul territorio fosse proprio la vocazione rurale di Quartu e più in generale della Sardegna. San Forzorio non fa eccezione e si colloca tra le chiese campestri di Quartu a maggior trazione “sociale”. In questa socialità si inseriscono manifestazioni, riti e tradizioni che portano l’individuo a riunirsi in gruppo, vanno oltre l’aspetto puramente religioso e trasformano la chiesa in un potente catalizzatore.
La sagra dei protetti di San Forzorio
La sagra dei protetti di San Forzorio è sicuramente la più nota tra le manifestazioni a carattere sociale che animavano la piccola chiesa campestre. Una particolare competizione tra i più forti giovani del villaggio decretava la fortuna che avrebbero avuto nella vita a venire, tra realtà, leggenda e una buona quantità di superstizione. La Sagra dei protetti era una sfida unica nel suo genere, che consisteva nel riuscire a rovesciare il pesantissimo masso. Gli sfidanti erano due ed erano disposti a tutto pur di riuscire nell’impresa. Abbiamo raccontato questa affascinante sfida in un nostro precedente articolo, che potete trovare qui.
Un catalizzatore sociale ancora da indagare
La chiesa campestre di San Forzorio è indubbiamente una chiesa che per alcuni aspetti ha ancora bisogno di essere indagata e ciò le conferisce un fascino e un carattere unico, specie per quanto riguarda il forte legame che ha avuto con la popolazione. A maggior ragione, se per secoli è stata il catalizzatore di una colorata vita sociale.
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- Fonte principale per la parte artistica: Ida Farci, Quartu Sant’Elena – arte religiosa dal Medioevo al Novecento
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