I luoghi abbandonati – Tra Estetica e fenomeno Urbex

I luoghi abbandonati – Tra Estetica e fenomeno Urbex

Affascinanti, suggestivi e misteriosi sono solo alcuni degli aggettivi che vengono in mente per descrivere i luoghi abbandonati. Conosciamo più da vicino chi sono i fruitori di questi posti, in questo piccolo viaggio in cui vogliamo un po’ mischiare le carte parlandovi di luoghi abbandonati, tra estetica e fenomeno urbex.

Urbex e urbexer

Un caso esemplare del fenomeno esplorativo che li riguarda è la cosiddetta “Urbex” (abbreviazione di Urban Exploration, appunto Esplorazione Urbana) e i suoi urbexer, che preferiscono al turismo ufficiale quello più ufficioso dei luoghi abbandonati. E’ così che queste location assumono un ascendente particolare tale da attrarre audaci visitatori disposti a esplorare, nonché appassionati di fotografia o semplici curiosi. Una pratica talvolta rischiosa per la propria incolumità fisica e al limite della legalità, ma densa di fascino e  mistero qb. Con il passare degli anni il fenomeno Urbex ha assunto risvolti politici, sociali, di divulgazione e di denuncia. Allo stesso modo, noi di Quartourismo abbiamo cominciato a parlare di luoghi abbandonati nella nostra rubrica social del giovedì, coniando l’hashtag #quartuabbandonata.

Il bello nei luoghi abbandonati

Il villaggio di Craco in Basilicata, Italia (foto www.travel365.it)

Quartu abbandonata – un viaggio nel dimenticato

La Sardegna pullula di luoghi abbandonati, paesi fantasma e archeologia industriale in completo stato d’abbandono. Il fascino di queste testimonianze riesce a dar vita a una vera e propria tipologia di turismo. Abbiamo visitato alcuni di questi posti dislocati sul territorio, li abbiamo fotografati, documentati e li abbiamo vissuti con l’intenzione di ripercorrere a ritroso la loro storia. Quartu abbandonata nasce con lo scopo di divulgare, sensibilizzare e informare sui luoghi che una volta ospitavano la vita lasciando da parte il troppo semplicistico intento polemico, che talvolta scaturisce dalla visione di alcuni luoghi che una volta erano belli (o utili) e che ora lo sono un po’ meno. Ma è possibile trovare il bello nei luoghi abbandonati?

Il bello nei luoghi abbandonati

Pizzeria abbandonata Il Nuraghe (Quartu Sant’Elena)

Il bello nei luoghi abbandonati

Green Blue Center, la piscina mai nata (Quartu Sant’Elena)

Si può trovare il bello nei luoghi abbandonati?

Se volessimo scomodare l’Estetica, probabilmente ci sarebbero pochi dubbi. E allora, perché no, scomodiamola e cerchiamo di capire come trovare il bello nell’abbandono. Nell’assunto principale che “Nel momento in cui l’arte rinuncia alla fantasia per la realtà, rinuncia a sé stessa” e  nella visione dell’arte come “rappresentazione di sé stessa, possedente una vita indipendente proprio come il pensiero“, ogni oggettività e realismo (di per sé la morte dell’arte) sono messi da parte per godere della bellezza e del gusto estetico personale. Non a caso, introduciamo qualcuno che con l’arte, l’architettura e la sua non-idea di restauro ci ha costruito un’intera filosofia. Uno dei padri fondatori dell’ Arts and Crafts Movement e precursore dell’Art Nouveau,  John Ruskin.

John Ruskin nel 1870

«Il cosiddetto restauro è la peggiore delle distruzioni»


Scrittore, pittore, poeta e critico d’arte britannico che fece della sua idea di restauro il pilastro dei suoi studi, è considerato tra i padri fondatori dell’Estetica. Ruskin riconosceva nel monumento tre fasi indivisibili di vita: il progetto, la funzione e il momento della conservazione, tenendo presenti gli effetti del tempo e, soprattutto, il valore dell’antichità. Come un’opera nasceva, essa stessa invecchiava e veniva portata a inesorabile decadenza. Lo scorrere del tempo portava, per esempio, a una naturale fine la vita di un edificio, paragonando questa a un ciclo biologico del tutto simile a quello di un essere umano.

Il punto di vista estetico

La sua idea di restauro è dunque quanto di più impopolare possa risultare all’occhio moderno. Non a caso, la pratica del restauro forsennato e privo di criterio è ben più grave e pericoloso delle idee – peraltro sconosciute ai più – di John Ruskin. Dal suo punto di vista estetico, la bellezza poteva essere vista in un rudere immerso nella natura che, a tempo debito e a seguito di piccoli mantenimenti strutturali nel tempo, si sarebbe lasciato morire al termine del suo ciclo vitale, scongiurando la lotta contro l’eternità vista, peraltro, come una battaglia già persa. In antitesi totale con le idee del critico fu Eugène Viollet-Le-Duc, strenuo promotore del restauro moderno come “spiacevole necessità”.

C’è della bellezza nella Quartu abbandonata

Qualora ve lo fosse chiesto – giacché questo articolo pare si faccia più domande piuttosto che fornire risposte – del bello nell’ “abbandonato quartese” lo possiamo trovare per davvero. Ma non quando questo è frutto di scellerate pratiche illecite, esse siano politiche o burocratiche, che hanno portato alcuni di questi posti a non nascere mai. I casi del Green Blue Center, S’Incantu e la Pizzeria il Nuraghe insegnano che il bello nell’abbandono, come suggerisce Ruskin, ha bisogno di manifestarsi nel suo ciclo biologico. Di conseguenza, a parer nostro, tutto il fascino e la bellezza dei luoghi abbandonati ha bisogno di manifestarsi attraverso la loro stessa storia. Quasi come se riuscissimo a vederne le fasi vitali che lo hanno portato allo stato in cui oggi lo vedono i nostri occhi. In questo caso, sul territorio quartese, due luoghi di ruskiana memoria potrebbero essere la peschiera di Is Mortorius e i ruderi della Villa romana che, nella loro essenza irrecuperabile,  resistono nel tempo.

Ruderi della Villa romana, in località Sant’Andrea

Il bello nei luoghi abbandonati

Is Mortorius e la vecchia peschiera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrambe immerse in scenari naturalistici meravigliosi e suggestivi, rappresentano memorie storiche con differenti vissuti offrendo, allo stesso tempo, una testimonianza del passato della città ben tangibile. Attraverso i nostri occhi, invece, possiamo vederne la bellezza e ripercorrerne la vita. Un po’ come faceva Ruskin.

In fondo, in cuor nostro, speriamo che al buon John sarebbero piaciuti.

Il bello nei luoghi abbandonati

Vecchia peschiera di Is Mortorius


Il viaggio nella Quartu abbandonata continua con gli articoli dedicati ad ogni singolo caso, corredati da reportage fotografici, video e post sui nostri canali social. Nel frattempo, per i più curiosi e interessati, vi segnaliamo la pagina facebook degli urbex sardi, il sito di www.sardegnabbandonata.it con interessanti articoli sui luoghi abbandonati della nostra isola, un articolo di sardegnasotterranea sugli esploratori urbani e una speciale classifica sui 10 luoghi abbandonati più suggestivi del pianeta.

https://m.facebook.com/pecorenereurbex/

http://www.sardegnasotterranea.org/gli-urbex-sardegna-tutti-gli-esploratori-urbani-luoghi-abbandonati/

 

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